Domande frequenti sui prestiti a cattivi pagatori

Cosa significa essere classificato come cattivo pagatore? Si rimane in questa lista era per tutta la vita? Esistono veramente prestiti per cattivi pagatori? E come fare per ottenerli?
Sono veramente tantissime le domande sui prestiti a cattivi pagatori: cerchiamo di fare un po’ di chiarezza per chi si trova nella condizione di cattivo pagatore ma ha comunque bisogno di liquidità e quindi di accedere ad un ulteriore prestito.

Qual è la definizione di cattivo pagatore?

Viene definito “cattivo pagatore” una persona o azienda che in passato ha avuto problemi a restituire un prestito. In senso più ampio, questo significa che le banche faranno fatica a concedere un eventuale ulteriore prestito perché viene considerato un investimento a rischio.

Come si diventa cattivo pagatore?

Purtroppo questo capita più spesso e più facilmente di quanto si creda, tanto che alcune persone si accorgono di essere su questa “lista nera” solo nel momento in cui viene loro rifiutato un prestito proprio per questa motivazione.
Per essere qualificati come cattivi pagatori, infatti, in alcuni casi è sufficiente non pagare una sola rata di rimborso di un prestito oppure pagarla in ritardo.
Le casistiche che fanno rientrare in questa categoria, in ogni caso, sono molte; tra queste rientrano ad esempio:

  • come abbiamo detto, il mancato o il ritardato pagamento di una o più rate di rimborso di un prestito, di un finanziamento (anche con carta revolving) o di un leasing;
  •  il mancato o il ritardato pagamento di una o più rate di un mutuo;
  • la sospensione delle rate di rimborso di un prestito, di un finanziamento o di un mutuo;
  • il ritardo nel rimborsare gli importi pagati con carta di credito;
  • l’emissione di assegni non coperti;
  • il perdurare per molto tempo di periodi in rosso sul proprio conto corrente;
  • la revoca del bancomat, della carta di credito o del libretto degli assegni da parte della propria banca;
  • il ritardo reiterato nel pagamento delle bollette della luce, del gas o del telefono;
  • quando si subisce un pignoramento;
  • quando si subisce una sentenza di fallimento.

Cosa si intende con le sigle SIC e CRIF?

Quando per qualsiasi ragione ci si ritrova a farsi domande sui prestiti a cattivi pagatori è quasi inevitabile imbattersi nelle sigle SIC e CRIF, che vengono spesso citate in questi casi. Spesso per i non addetti ai lavori non è chiaro di cosa si tratti esattamente. Cerchiamo quindi di fare un po’ di chiarezza: SIC sta per Sistemi di Informazioni Creditizie. Si tratta di banche dati dove non vengono registrati solo coloro che risultano cattivi pagatori o protestati, ma anche chi paga con regolarità i propri prestiti o finanziamenti in corso, anzi, sono proprio queste persone a costituire la maggior parte dei soggetti registrati nei SIC.
In Italia operano molti Sistemi di Informazioni Creditizie, sia pubbliche che private, che raccolgono informazioni sull’affidabilità finanziaria di chi ha o ha avuto un finanziamento. Queste aziende vengono anche chiamate Centrali Rischi.
Nel nostro Paese i Sistemi di Informazioni Creditizie più noti e utilizzati sono:

  • CRIF (Centrale Rischi Finanziari)
  • CTC (Consorzio Tutela del Credito)
  • Banca d’Italia
  • Infocamere
  • Experian Cerved Information Service

Il funzionamento di tutti questi Sistemi è disciplinato dal “Codice di deontologia e di buona condotta per i sistemi informativi gestiti da soggetti privati in tema di crediti al consumo, affidabilità e puntualità nei pagamenti”, ovvero il provvedimento del Garante per la Privacy n.8 del 16 novembre 2004, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 300 del 23 dicembre 2004, rettificato successivamente sulla Gazzetta Ufficiale n. 56 del 9 marzo 2005.

Una volta segnalati si rimane cattivi pagatori per sempre?

La buona notizia è che, come abbiamo già detto, quella di cattivo pagatore non è una condizione permanente né un’etichetta che rimane per tutta la vita: la permanenza in queste “liste nere” è determinata dall’entità e dalla gravità dell’infrazione commessa nel rimborsare un prestito precedente.

Come cancellare la segnalazione di cattivo pagatore?

Non è possibile cancellare prima del tempo il proprio nominativo dalla lista dei cattivi pagatori dei SIC e quindi chiunque prometta una cosa del genere, soprattutto a fronte di una richiesta di denaro, sta probabilmente mettendo in atto un tentativo di truffa.

 Le informazioni relative all’affidabilità creditizia di chiunque sia in qualsiasi modo venuto in contatto con il mondo dei prestiti e dei finanziamenti, anche per la sola richiesta alla banca o alla finanziaria, vengono automaticamente e gratuitamente cancellate una volta decorso il periodo di tempo stabilito. 

E’ il Garante per la protezione dei dati personali a dover vigilare tramite controlli periodici sulla condotta dei SIC, su come tengono i dati degli utenti e sul loro tempestivo aggiornamento.

Quali sono le tempistiche per essere cancellati dalle banche dati dei SIC?

Per quanto tempo si rimane cattivi pagatori, quindi? E dopo quanto tempo vengono cancellati i propri dati dalle banche dati delle centrali creditizie?
Il funzionamento dei SIC è disciplinato dal “Codice di deontologia e di buona condotta per i sistemi informativi gestiti da soggetti privati in tema di crediti al consumo, affidabilità e puntualità nei pagamenti”, cioè il provvedimento del Garante per la Privacy n.8 del 16 novembre 2004, codice che stabilisce anche per quanto tempo si rimane cattivi pagatori. In particolare, i tempi di conservazione delle informazioni creditizie sono:

  • un mese di tempo per le richieste di finanziamento rifiutate o a cui il cliente ha rinunciato;
  • sei mesi di tempo per un finanziamento in corso di istruttoria;
  • 12 mesi di tempo per il ritardo relativo al pagamento di una o due rate di rimborso di un finanziamento, a patto che siano state sanate e che i pagamenti dei successivi 12 mesi siano stati regolari;
  • 24 mesi per ritardi nel pagamento di più di due rate, a patto che siano state poi sanate, a condizione che nei 24 mesi i pagamenti siano sempre puntuali;
  • 36 mesi dalla data di estinzione prevista del prestito in caso di finanziamenti non rimborsati, morosità, gravi inadempimenti;
  • 36 mesi in caso di rapporti che si sono conclusi senza ritardi o eventi negativi.

In quali casi si può richiedere la cancellazione anticipata dai SIC?

Ci sono tuttavia dei casi i cui si può richiedere la cancellazione anticipata dei propri dati dai Sistemi di Informazioni Creditizie.
Uno di questi casi si verifica quando i dati in possesso del SIC non sono corretti o aggiornati: è dovere di chi gestisce queste banche dati, nonché del Garante della privacy, vigilare affinché questo non avvenga, ma un errore o un mancato aggiornamento è pur sempre possibile, data anche la mole di dati che questi Sistemi si trovano a dover gestire.

Cosa fare quindi se le informazioni riportate nei SIC non sono corrette? Semplicemente, una volta rilevato l’errore, l’utente può mettersi al riparo dagli effetti negativi derivanti da una segnalazione come cattivo pagatore chiedendo la cancellazione o la modifica dei dati errati o non più attuali. Lo stesso potere è conferito anche al Garante per la privacy, che in questi casi può cancellare, modificare, integrare o aggiornare i dati del soggetto interessato.

Chi quindi pensa che i suoi dati non siano registrati correttamente può chiederne gratuitamente la modifica o la cancellazione rivolgendosi direttamente all’istituto di credito, che provvederà a modificare i dati, oppure al SIC, che chiederà una verifica all’istituto di credito per poi fornire una risposta all’utente nel giro di 15 giorni, comunicando l’esito positivo o negativo della richiesta.
Se entro questo lasso di tempo (ossia 15 giorni) l’istituto di credito interpellato non ha fornito una risposta, il SIC – in attesa di poter verificare con esattezza la situazione – sospenderà provvisoriamente la possibilità di consultazione dei dati che sono oggetto di verifica.

Si può inoltre ottenere la cancellazione dai SIC delle informazioni positive, che vengono registrate quando un prestito vine concesso e regolarmente rimborsato senza ritardi o altri problemi. Vediamo però perché questa pratica viene in genere sconsigliata.

E’ conveniente richiedere la cancellazione dei dati positivi?

Come abbiamo visto, è possibile richiedere la cancellazione dei propri dati positivi dai Sistemi di Informazioni Creditizie anche prima che sia giunto il termine entro il quale vengono automaticamente eliminate. Tuttavia questa pratica viene sconsigliata: per le banche e per gli istituti di credito, infatti, trovare delle informazioni positive riguardanti prestiti o finanziamenti rimborsati senza problemi è un buon incentivo ad erogare un ulteriore prestito a quello che si è dimostrato in passato un debitore modello.

Se puoi nella propria storia creditizia ci sono stati anche episodi negativi, ecco che cancellando le informazioni positive si darebbe alle banche e alle finanziarie un quadro non solo incompleto, ma anche negativo della propria affidabilità creditizia, con la conseguente difficoltà ad erogare un ulteriore prestito, che potrebbe essere addirittura negato.

Se però si è proprio convinti di voler cancellare i propri dati positivi dai SIC, bisognerà inoltrare la richiesta e la cancellazione dei soli dati positivi avverrà entro 90 giorni dalla stessa, come previsto dell’art. 6, comma 7 del “Codice di deontologia e di buona condotta per i sistemi informativi gestiti da soggetti privati in tema di crediti al consumo, affidabilità e puntualità nei pagamenti”.
A conferma dell’avvenuta cancellazione l’utente riceverà una comunicazione.

Come costruirsi una buona storia creditizia?

Come abbiamo visto, delle informazioni positive riguardanti la propria storia creditizia sono un buon biglietto da visita e un incentivo per banche e finanziarie a concedere un ulteriore credito.
In vista della richiesta di un prestito consistente, come ad esempio un mutuo, è possibile costruirsi in maniera del tutto corretta e legale una buona storia creditizia.
Soprattutto per chi ha avuto difficoltà nel rimborsare un prestito in passato o per chi non ha precedenti prestiti a suo carico può essere una buona cosa dimostrare la propria affidabilità creditizia chiedendo e poi rimborsando puntualmente un piccolo prestito, ad esempio per un elettrodomestico o per una vacanza. In questo modo la banca avrebbe delle informazioni positive su cui basarsi per decidere se concedere o meno un finanziamento.

Come si può controllare la propria posizione creditizia?

Chiunque ha il diritto di consultare la propria posizione creditizia e le informazioni registrate a proprio carico nei Sistemi di Informazione Creditizia e, se vi trova degli errori o delle imprecisioni, di richiederne la correzione o l’aggiornamento.

 Per farlo è sufficiente inoltrare una richiesta all’ente finanziario che ha erogato il prestito oppure direttamente al SIC. 

E’ possibile dunque richiedere sia un pacchetto completo di visure di tutte le principali banche dati private sia richiedere le visure di un singolo istituto, oltre a quella della Centrale Rischi della Banca d’Italia.

Cattivo pagatore e protestato sono la stessa cosa?

Spesso si usano allo stesso modo i termini “cattivo pagatore” e “pignorato”, come se fossero la stessa cosa. In realtà queste due categorie sono certamente accomunate da problemi più o meno grandi nell’ottenere un prestito perché considerati cattivi clienti per banche e istituti di credito, ma ci sono delle differenze significative nelle due condizioni. Vediamo quindi di fare un po’ di chiarezza su questo punto.

  • Cattivo pagatore: vengono iscritti nelle liste dei cattivi pagatori coloro i quali hanno pagato in ritardo o non hanno pagato una o più rate di rimborso di un prestito o di un finanziamento. La loro situazione, tuttavia, non è irrimediabilmente compromessa: il loro nominativo, infatti, verrà rimosso dalle liste dei cattivi pagatori con tempistiche che variano in base all’entità dell’infrazione commessa e in alcuni casi possono ottenere mutui o ulteriori finanziamenti anche se risultano segnalati come cattivi pagatori.
  • Protestato: la condizione del protestato, invece, è più grave e compromessa fino al momento in cui si riesce ad ottenere la riabilitazione, che si raggiunge tramite un iter abbastanza complicato, tanto che in alcuni casi è previsto anche l’intervento del Tribunale. In breve, il protestato è colui che ha subito un protesto, cioè l’atto pubblico tramite il quale un pubblico ufficiale o un notaio dichiara che non è avvenuto il pagamento di una cambiale, di un assegno o di un titolo di credito. I protestati vengono iscritti negli elenchi del Registro Informatico dei Protestati.
  • Pignorati: c’è poi anche questa categoria. Il pignoramento avviene successivamente al protesto, quando diventa chiaro che il debitore non può saldare il proprio debito in nessun altro modo. I beni del protestato vengono messi in vendita all’asta e il ricavato di questa vendita viene usato per pagare i debitori e le spese del procedimento. L’eventuale rimanenza viene infine consegnata al protestato.

I cattivi pagatori possono accedere a prestiti personali?

Abbiamo già visto come i cattivi pagatori siano considerati clienti non finanziariamente affidabili da banche e istituti di credito, che spesso faticano a concedere ulteriori somme di denaro a chi in passato ha avuto disguidi nel rimborsare un prestito.
Accedere ad un prestito per cattivi pagatori, però, non è impossibile: con la presentazione di determinate garanzie e con clausole più rigide, anche chi ha avuto problemi in passato può ottenere un nuovo finanziamento.

Quali sono le tipologie di prestito a cui può accedere un cattivo pagatore?

I cattivi pagatori sono considerati dalle banche ad alto rischio di insolvenza, quindi il prestito che viene loro concesso con maggiore facilità è il prestito con cessione del quinto, dal momento che l’importo della rata di rimborso viene prelevata direttamente dallo stipendio o dalla pensione del debitore. Ci sono però altre tipologie di prestito a cui può accedere un cattivo pagatori; tra queste ci sono il prestito delega, il prestito cambializzato, il prestito con fidejussione, il prestito tra privati e il prestito su pegno.

Prestiti per cattivi pagatori con cessione del quinto, di cosa si tratta?

Per ottenere un prestito con cessione del quinto, che si sia cattivi pagatori o meno, è necessario essere un lavoratore dipendente con contratto a tempo indeterminato oppure un pensionato. Questo per un motivo molto semplice: la rata di rimborso del prestito viene prelevata direttamente dal netto dello stipendio o dalla pensione del debitore. Questo per la banca o da chi concede il prestito viene spesso considerato una garanzia sufficiente, anche se molto spesso non è l’unica richiesta. Viene infatti richiesto anche che il prestito sia estinto entro la scadenza del contratto di lavoro; una ulteriore garanzia è spesso costituita dal Tfr maturato dal dipendente, che viene preso in considerazione soprattutto nel caso della perdita del lavoro o di altri imprevisti. Non è raro, infine, che venga richiesta la sottoscrizione di un’assicurazione rischio vita / lavoro che copra l’importo dovuto, soprattutto nel caso di neo assunti che non possono disporre di un sostanzioso Tfr.

Qual è l’importo massimo che si può ottenere con un prestito con cessione del quinto?

L’importo massimo che viene concesso grazie ad un prestito con cessione del quinto dipende dall’ammontare dello stipendio o della pensione di chi ne fa richiesta.
La rata di rimborso, infatti, possono essere al massimo di un quinto dello stipendio netto o della pensione netta percepita dal debitore.

Cos’è un prestito delega o doppio quinto e chi lo può ottenere?

Chi ha già un prestito con cessione del quinto ed ha quindi tutti i requisiti per poterlo ottenere (principalmente essere lavoratore dipendente assunto a tempo indeterminato oppure pensionato) può richiedere un prestito delega o doppio quinto anche se risulta iscritto nelle liste dei cattivi pagatori.

Questo ulteriore prestito va quindi ad aggiungersi a quello già in essere e avrà le stesse modalità: l’importo della rata di rimborso mensile verrà infatti prelevata anch’essa dallo stipendio o dalla pensione di anzianità e potrà incidere solo per un ulteriore quinto sul netto dell’entrata mensile del debitore. La rata che il cliente dovrà pagare è fissa e rimarrà costante per tutta la durata del prestito, che può essere al massimo di 120 mesi; è però possibile rinnovare il doppio quinto prima della sua scadenza in modo da ottenere un nuovo finanziamento, oltre a far ottenere nuova liquidità, possa estinguere completamente il precedente finanziamento.

Perchè questo tipo di prestito sia concesso, però, anche il datore di lavoro o l’amministrazione statale (nel caso di dipendenti statali o di enti pubblici) deve essere d’accordo perché il prestito con delega può essere attivato solo grazie ad una convenzione che viene attivata tra la banca e il datore di lavoro stesso.

Esistono prestiti senza cessione del quinto per cattivi pagatori?

Per chi non volesse o non potesse richiedere un prestito con cessione del quinto, ad esempio perché lavora come libero professionista, esistono anche prestiti per cattivi pagatori senza cessione del quinto. Si tratta in genere di tipologie di prestiti che richiedono ulteriori garanzie e che spesso prevedono tassi di interesse abbastanza elevati. Tra questi possiamo ricordare il prestito con cambiali, il prestito con fidejussione, il prestito tra privati e il prestito su pegno.

Esistono prestiti senza cessione del quinto per cattivi pagatori?

Per chi non volesse o non potesse richiedere un prestito con cessione del quinto, ad esempio perché lavora come libero professionista, esistono anche prestiti per cattivi pagatori senza cessione del quinto. Si tratta in genere di tipologie di prestiti che richiedono ulteriori garanzie e che spesso prevedono tassi di interesse abbastanza elevati. Tra questi possiamo ricordare il prestito con cambiali, il prestito con fidejussione, il prestito tra privati e il prestito su pegno.

Cosa sono i prestiti cambializzati per cattivi pagatori?

Il prestito con cambiali è un prestito non finalizzato che, dopo un periodo di tempo in cui non veniva praticamente più richiesto, sta tornando in auge tra chi ha bisogno di liquidità e magari ha avuto problemi finanziari in passato. Questo tipo di prestito viene infatti concesso con relativa facilità anche a chi risulta registrato come cattivo pagatore perché a tutela della cifra concessa in prestito l’istituto di credito richiede la firma mensile di cambiali che coprono le rate di rimborso da corrispondere. In genere questo è sufficiente e non vengono richieste ulteriori garanzie, se non a volte il Tfr (Trattamento di Fine Rapporto) accumulato nel caso di lavoratori statali o di aziende private, un’ulteriore firma di un garante in caso di neo assunti (che quindi non hanno un buon Tfr) oppure un’assicurazione sulla vita stipulata da almeno due anni per chi risulta come lavoratore autonomo. Non è invece necessario essere titolari di un conto corrente bancario.

 Attenzione, però: questo è possibile perché la cambiale è un titolo esecutivo che dà diritto alla banca o comunque a chi ha concesso il prestito di pignorare direttamente i beni del debitore in caso di mancato rimborso delle rate. 

Il rientro del finanziamento, infatti, è affidato alla sottoscrizione di cambiali con scadenza mensile per un massimo di dieci anni; queste hanno in genere un importo sempre uguale e sono calcolate con un tasso fisso. Il mancato pagamento delle cambiali, come abbiamo già sottolineato, porta al pignoramento dei beni del debitore.

Come funziona il prestito cambializzato tra privati?

Un’altra opportunità per ottenere un prestito anche se si è stati segnalati come cattivi pagatori e non si dispone di una busta paga o di un garante è quella del prestito cambializzato tra privati. In cosa consiste e come funziona? Cominciamo con il dire che i due attori della transazione sono la persona che presta il denaro e il debitore che lo riceve; il tutto avviene dopo una trattativa privata e senza l’intervento o la mediazione di una banca o di un istituto di credito.
Anche in questo caso il rimborso della cifra concessa in prestito e dei relativi interessi viene garantito dall’emissione da parte del debitore di cambiali con carattere di esecutività nel caso in cui non venisse assolto il rimborso del prestito. Proprio per questo motivo, prima di concedere o richiedere questo tipo di prestito tra privati è bene assicurarsi di avere a che fare con persone oneste e affidabili, di concordare in anticipo tassi di interesse e importo delle rate mensili e di conoscere bene ogni aspetto legato a questa operazione.

Quali sono i vantaggi del prestito cambializzato tra privati?

Nonostante i rischi connessi a questo tipo di prestito, cioè principalmente il pericolo che i beni del debitore vengano pignorati in caso di insolvenza o di mancato pagamento delle rate di rimborso, ci sono alcuni vantaggi nello scegliere il prestito cambializzato tra privati in caso di bisogno di liquidità.
Come prima cosa, come è stato già detto, in genere viene concesso anche a chi ha avuto problemi nel rimborsare un precedente prestito ed è quindi stato segnalato come cattivo pagatore: la firma di cambiali mensili costituisce in genere una garanzia sufficiente per il creditore.
Un altro vantaggio è poi costituito dal risparmio che si può avere sulle spese di apertura della pratica presso un istituto di credito e delle assicurazioni obbligatorie che sono spesso richieste da queste ultime. Infine, a volte, con un prestito con cambiali tra privati è possibile spuntare tassi di interesse più convenienti rispetto a quelli previsti da banche e finanziarie.

Prestito con fidejussione per cattivi pagatori, di cosa si tratta?

Tutti coloro che hanno bisogno di liquidità pur risultando cattivi pagatori o protestati e che non vogliono o non possono accedere ad un prestito personale con cessione del quinto possono intraprendere un’ulteriore strada: il prestito con fidejussione. In cosa consiste? In pratica si tratta di un prestito non finalizzato concesso da una banca o da una finanziaria anche ad una persona segnalato come cattivo pagatore purché con la garanzia personale di un terzo soggetto, chiamato fidejussore, che garantisce per chi fa richiesta del pagamento e che dovrà far fronte alle obbligazioni del debitori nel caso in cui quest’ultimo non paghi le rate di rimborso previste. In questo caso, poi, il fidejussore, dopo aver pagato, può rivalersi sul debitore per rientrare in possesso della somma erogata al suo posto.

Prestiti per cattivi pagatori senza busta paga: chi può fare da garante?

In quasi tutti i casi in cui si risulta cattivi pagatori e non si dispone di una busta paga che permetta di accedere ad un prestito con cessione del quinto, è necessario avvalersi del supporto di un garante disposto a farsi carico di eventuali mancanze o ritardi nei pagamenti delle rate di rimborso. Ma quali caratteristiche deve avere questa figura?

  • storia creditizia: nel caso di un garante, deve essere impeccabile. Ciò significa che non deve essere a sua volta segnalato come cattivo pagatore o risultare protestato;
  • reddito: è un altro requisito molto importante poiché bisogna dimostrare di avere risorse sufficienti per far fronte ad eventuali insolvenze del titolare del prestito. Questo reddito può provenire da un lavoro da dipendente, da lavoratore autonomo oppure da una pensione di anzianità.
  • altri finanziamenti in corso: sarebbe preferibile che il garante non avesse altri finanziamenti o mutui in corso a suo nome perché le rate di questi vanno inevitabilmente ad intaccare il suo reddito e a rendere meno facile il rimborso di rate non pagate dal titolare del prestito di cui è garante.

In cosa consiste e come funziona il prestito su pegno?

Questo particolare tipo di finanziamento consente di ottenere una somma di denaro in prestito a chiunque abbia un bene di proprietà da offrire come garanzia; non sono quindi esclusi nemmeno cattivi pagatori, pignorati e persone senza busta paga o senza un reddito dimostrabile, cioè una tipologia di cliente che in genere per le banche e per gli istituti di credito non possiede i requisiti necessari per accedere al credito.
Il prestito su pegno, quindi, consente di ottenere un prestito senza dover fornire garanzie reddituali o la firma di un garante che si faccia carico di eventuali insolvenze: a garanzia del prestito, infatti, il debitore deve lasciare un bene di valore di sua proprietà, che in caso di mancato rimborso della cifra concessa in prestito può essere venduto dal creditore per rientrare in possesso della cifra erogata.

La legge stabilisce che può essere usato come pegno per ottenere un finanziamento qualsiasi bene di proprietà: gioielli, orologi preziosi, mobili antichi, tappeti pregiati, auto, opere d’arte, pellicce, monete antiche e di valore, oggetti d’antiquariato e così via. 

E’ anche vero, però, che la decisione definitiva se accettare o meno un oggetto in pegno è della banca o comunque di chi deve erogare il prestito e si tratta di una decisione insindacabile. Di solito questa decisione avviene sulla base di una valutazione del bene stesso effettuata da un perito della banca o della finanziaria a cui ci si rivolge e che, oltre a dare un parere positivo o negativo sulla possibilità di accettarlo come pegno, ne stabilisce anche il valore.
Ciò ha una ricaduta molto importante sull’importo richiedibile con il prestito su pegno, che dovrà ovviamente essere inferiore al valore stimato dell’oggetto che dovrebbe essere messo in vendita all’asta in caso di insolvenza del debitore.

Indipendentemente dall’importo richiesto e dalla tipologia di bene dato come garanzia, tra i pro di questo tipo di soluzione c’è la velocità di erogazione del prestito in caso di risposta positiva, velocità giustificata dal fatto che l’oggetto dato in pegno costituisce l’unica garanzia necessaria.

Quali sono l’importo massimo, la durata e il tasso di interesse del prestito su pegno?

Come abbiamo già visto, l’importo massimo richiedibile nel caso del prestito su pegno viene stabilito in base al valore dell’oggetto offerto come garanzia, stimato da un perito della banca o della finanziaria. Al momento della richiesta del finanziamento, inoltre, sarà possibile scegliere (come per qualsiasi altro tipo di prestito) la durata del piano di rimborso e di conseguenza l’importo delle singole rate mensili. Ogni istituto di credito fissa comunque una durata minima e una massima del periodo di rimborso; di solito si va dai tre ai dodici mesi, quindi si tratta in genere di un periodo molto breve.
Per quanto riguarda i tassi di interesse applicati, inoltre, dipendono molto dall’istituto di credito a cui ci si rivolge, ma in genere sono leggermente meno convenienti rispetto a quelli applicati per altri tipi di prestito: ricordiamoci che stiamo comunque parlando di un prestito per cattivi pagatori senza garanzie ulteriori.
In genere è poi prevista la possibilità di estinguere anticipatamente il finanziamento, cosa che permette di risparmiare sugli interessi rimborsando la cifra presa in prestito prima della scadenza prevista.

Prestito su pegno, quando un oggetto dato in garanzia viene venduto?

Per tutta la durata del rimborso di un prestito su pegno, l’oggetto di valore offerto come garanzia viene custodito da chi eroga il prestito in un luogo estremamente sicuro, che deve essere indicato sul contratto che regolarizza il prestito, come deve essere indicato anche l’eventuale costo della custodia del bene stesso.
Una precisazione importante riguardo alla polizza rilasciata dalla banca al momento della presa in consegna dell’oggetto: questa serve per il riscatto del bene in custodia, ma è al portatore, ciò significa che chiunque può presentarsi e ritirare il bene dato in pegno, ovviamente versando la somma di denaro stabilita.

Alla scadenza del prestito ci sono due possibilità: il proprietario del bene è riuscito a restituire l’importo del prestito e quindi a rientrare in possesso dell’oggetto, oppure non può restituire la somma; in questo caso, trascorsi 30 giorni dalla scadenza della polizza, chi ha concesso il prestito può mettere all’asta il pegno. Non è un segreto che queste aste siano spesso un affare per chi vi partecipa perché si possono acquistare oggetti di valore a prezzi interessanti. La data e il luogo delle aste pubbliche vengono comunicati in appositi avvisi che vengono spesso affissi nelle sale dove si svolgono le aste e nelle sale delle banche dedicate al credito su pegno.

Solitamente gli oggetti messi in vendita sono esposti nel corso dell’asta, in modo che i potenziali acquirenti possano prenderne visione; le offerte di rilancio devono essere fatte nel corso dell’asta pubblica e alla fine il bene sarà assegnato al miglior offerente, che lo dovrà pagare in contanti.
La somma ricavata dalla vendita dell’oggetto viene acquisita dalla banca a rimborso del prestito ma, nel caso in cui il ricavato della vendita dell’oggetto fosse superiore all’importo dovuto, l’eccedenza verrebbe consegnata all’ormai ex proprietario.

Prestito su pegno immobiliare per cattivi pagatori, di cosa di tratta?

Come funziona il finanziamento con ipoteca della casa? E’ disponibile anche per le persona etichettate come cattivi pagatori? E cosa c’è da sapere?
Cominciamo con il dire che questa tipologia di finanziamento viene spesso utilizzata quando si ha bisogno di una somma di denaro importante ma, al tempo stesso, non si è in possesso delle garanzie reddituali necessarie per poterla ottenere tramite un prestito personale. Offrire come pegno un immobile di proprietà, infatti, costituisce una buona garanzia per banche e istituti di credito, che in questo modo sono più inclini a concedere la somma richiesta anche a chi è stato classificato come cattivo pagatore.
Quando si vuole richiedere un prestito su pegno immobiliare, la prima cosa da fare è assicurarsi di avere a disposizione il certificato di proprietà dell’immobile; una volta presentata la richiesta alla banca, poi, un perito valuterà il valore della proprietà in base al mercato attuale. Questa stima sarà fondamentale per capire quale sarà l’importo massimo del prestito che è possibile richiedere. A questo punto si può decidere la durata del piano di rimborso e l’importo della rata, che deve essere sostenibile dal debitore, che in caso contrario vedrà il proprio immobile venduto all’asta.

Prestito ipotecario, cosa può succedere se non si rimborsa il debito con la banca?

Quando viene sottoscritto un prestito ipotecario, la banca pone un’ipoteca sull’immobile che viene offerto come garanzia. Questo implica senza dubbio che se il debitore non salda del tutto o in parte il suo debito con l’istituto di credito, quest’ultimo di diritto diventa legittimo proprietario del bene ipotecato, quindi in questa caso dell’immobile in questione, e può quindi decidere di venderlo all’asta per recuperare la cifra finanziata all’ormai ex proprietario.
Fino a quel momento, in ogni caso, il beneficiario del prestito è il solo proprietario dell’immobile ipotecato. Una nuova norma, però, stabilisce che non è possibile pignorare l’immobile ipotecato se questo è la prima casa del debitore e l’unico immobile da lui posseduto.

Quali sono i vantaggi del finanziamento con ipoteca?

Non ci sono solo rischi, comunque: ci sono anche diversi vantaggi del prestito su pegno immobiliare. Vediamoli insieme: il primo è sicuramente quello che, oltre al certificato di proprietà dell’immobile, non sono richieste ulteriori garanzie, di nessun genere. Un altro aspetto da tenere in considerazione è l’importo richiedibile, che può essere anche molto alto perché varia in relazione al valore dell’immobile; di conseguenza,  anche in considerazione del fatto che un immobile si svaluta in misura molto minore e in un periodo di tempo molto più lungo rispetto ad una automobile, anche la durata del finanziamento può essere considerevolmente più lunga.

Il prestito su pegno dell’auto è una soluzione conveniente per i cattivi pagatori?

Il prestito su pegno può anche prevedere che come bene dato in garanzia venga utilizzata un’automobile: in questo caso si parla di prestito su pegno dell’auto. E’ una soluzione specifica, praticabile anche da chi risulta cattivo pagatore, che ha dei pro e dei contro e che prevede delle condizioni particolari.
Partiamo proprio dalle condizioni: la prima, che potrebbe suonare come scontata, è che chi richiede il prestito sia il proprietario dell’auto che intende offrire come pegno. A questo scopo deve presentare il certificato di proprietà della vettura e il suo libretto di circolazione. Ogni istituto di credito, poi, ha condizioni specifiche che è bene conoscere prima di sottoscrivere il contratto.

Tra i vantaggi del prestito su pegno dell’auto c’è quello di poter accedere al credito senza ulteriori garanzie e in maniera molto rapida, ovviamente dopo la valutazione del bene da parte di un perito. 

Spesso, però, è proprio questo uno dei maggiori tasti dolenti di questa tipologia di prestito: come si sa, infatti, la auto vanno incontro ad una forte svalutazione in periodi di tempo abbastanza brevi, problema che invece non si verifica ad esempio con oro e gioielli. Proprio per questo motivo, quindi, le banche in genere non accettano automobili in pegno per un periodo di tempo superiore ad un anno, imponendo quindi tempistiche per il rimborso del prestito abbastanza ristrette. La somma a cui si può accedere dando in pegno l’auto, inoltre, è limitata, di solito inferiore alla metà del valore dell’auto poiché, oltre alla normale svalutazione del bene, l’istituto di credito prende in considerazione anche il rischio che la vettura abbia un incidente, cosa che abbasserebbe o addirittura azzererebbe il suo valore effettivo.

In ogni caso, quando il prestito su pegno dell’auto costituisce l’unica soluzione alla propria portata o perlomeno la più rapida, il consiglio è quello di rivolgersi esclusivamente ad istituti di credito autorizzati, stando alla larga da chi, soprattutto online, promette condizioni tanto vantaggiose che possono facilmente rivelarsi una truffa. Attenzione: il rischio è quello di perdere la propria auto!

Cos’è e come funziona un prestito con garanzia titoli per cattivi pagatori?

Un’ulteriore possibilità che cattivi pagatori e protestati possono tentare per ottenere liquidità da banche e istituti di credito è quella costituita dal prestito con garanzia titoli, disponibile anche per chi risulta sprovvisto di busta paga o di altri tipi di garanzie.
Ci sono comunque dei requisiti per potervi accedere: tra questi c’è chiaramente il possesso di un deposito titoli che comprenda azioni, obbligazioni, fondi comuni di investimento oppure altri strumenti finanziari. Sono proprio questi a venire utilizzati come garanzia per il prestito, ovviamente se l’importo dei titoli è tale da coprire del tutto o in buona parte l’importo della somma richiesta in prestito e a totale discrezione della banca o dell’istituto di credito a cui ci si rivolge.
Come sempre accade per questa tipologia di prestito, se le rate di rimborso vengono saltate o non pagate con puntualità, i titoli dati in pegno diventano di proprietà della banca. C’è un ulteriore fattore che il titolare di un prestito con garanzia titoli dovrebbe tenere in considerazione: gli strumenti finanziari vincolati a favore della banca come garanzia del prestito non potranno essere a sua disposizione fino alla restituzione dell’intera cifra o comunque fino a quando deciderà l’istituto di credito coinvolto.

Parliamo di social lending e prestiti tra privati: cosa bisogna sapere?

Il social lending rientra tra i prestiti tra privati ed è un’opzione disponibile anche per i cosiddetti cattivi pagatori. In breve, si tratta di un sistema di prestiti peer to peer gestiti tramite piattaforme online che mettono in contatto diretto i privati disposti a concedere denaro in prestito e chi è alla ricerca di liquidità, senza l’intermediazione di banche o istituti di credito. E’ proprio l’assenza di intermediazione a rendere queste piattaforme convenienti: è infatti possibile, in genere, ottenere tassi di interesse più contenuti. L’intera operazione è resa maggiormente sicura, soprattutto per chi presta il denaro, dall’obbligo di iscrizione alla piattaforma, che inoltre assegna ad ogni iscritto un livello di affidabilità che influirà anche sulla percentuale di interesse applicata al prestito.
Tramite queste piattaforme di social lendig a volte è possibile richiedere anche prestiti tra privati garantiti da cambiali; i due attori dell’operazione entrano in contatto tramite la piattaforma e, una volta stabilita l’entità del prestito e il tasso di interesse, il debitore compila un certo numero di cambiali per restituirlo.

I marketplace sfruttano lo stesso meccanismo, ma il prestito viene ripartito tra diversi creditori, in modo da limitare i rischi in caso di insolvenza. Anche questa formula, che sta prendendo sempre più piede anche in Italia, non prevede la mediazione di banche e finanziarie ed è disponibile anche per i cattivi pagatori. Al momento dell’iscrizione a queste piattaforme ci si vedrà assegnare un profilo di rischio dato da diversi fattori, tra cui ovviamente anche l’eventuale segnalazione al Crif come cattivo pagatore, cosa che farà automaticamente assegnare un profilo di rischio elevato.Questo non preclude la possibilità di ottenere un prestito; per chi ha un profilo di rischio elevato, però, è particolarmente importante rimborsare regolarmente tutte le rate per migliorare il proprio profilo di rischio per eventuali prestiti futuri.

Quali sono le piattaforme di social lending più conosciute e usate in Italia?

Le piattaforme di social lending più note e usate in Italia e presenti nel nostro Paese già da qualche anno sono principalmente due: Smartika e Prestiamoci.
La prima, Smartika, è presente in Italia fin dal 2012: questo fattore è importante perché la quantità di persone che le utilizzano e gli anni di operatività sul territorio nazionale sono buoni indicatori della sicurezze e dell’affidabilità della piattaforma online.

Smartika è in grado di mettere in contatto chi ha deciso di investire in questo modo i suoi soldi e chi è alla ricerca di un prestito tra privati, il tutto senza intermediari che influiscono sui costi ma con tutta la sicurezza necessaria: Smartika opera infatti come Istituto di pagamento regolamentato e vigilato da Banca d’Italia e per poterne usufruire, sia per concedere che per ottenere prestiti, è necessario che la propria identità e il proprio profilo di credito vengano controllati, ovviamente nel rispetto della privacy.
Grazie a Smartika è possibile ottenere somme di denaro di importo compreso tra i 1.000 e i 15.000 euro e il prestito può essere restituito in un periodo di tempo che va dai 12 ai 48 mesi.
Tutta la procedura viene effettuata online: per prima cosa è necessario effettuare la registrazione alla piattaforma inserendo tutti i dati necessari, per poi inviare online la richiesta del prestito: in quel momento al richiedente vengono mostrate tutte le offerte disponibili per lui in quel momento e le condizioni del prestito. Una volta accettate queste condizioni, il prestito avviene in tempi brevi e il denaro viene trasferito dal conto corrente dal prestatore a quello del richiedente.

Prestiamoci da dieci anni opera con l’autorizzazione e la vigilanza della Banca d’Italia, garantendo così la massima serietà. Anche in questo caso l’intera procedura avviene online; se il richiedente è in regola con tutta la documentazione e ha i requisiti necessari riceve la somma richiesta da diversi prestatori, che contribuiscono con cifre varie per dividersi il rischio di una eventuale insolvenza.
Tramite questa piattaforma per prestiti tra privati si possono ottenere da un minimo di 1.500 euro ad un massimo di 25.000 euro, con un piano di rimborso che invece va dai 12 ai 72 mesi con interessi a tasso fisso. Le rate mensili vengono invece rimborsate con un addebito diretto SEPA.

Social lending, posso fidarmi?

Abbiamo visto come sia possibile, anche per i cattivi pagatori, ottenere prestiti online: ma come capire se un servizio è sicuro o se si rischia di incappare in una truffa? Una delle prime regole è quella di stare alla larga da chiunque chieda un anticipo sugli interessi. Un altro aspetto da tenere in considerazione è quello dei tassi di interesse applicati: purtroppo ci sono alcuni prestatori che si approfittano dell’urgente bisogno di denaro, soprattutto dei cattivi pagatori che spesso non hanno altre alternative, per chiedere tassi di interesse svantaggiosi per il debitore. Tenete conto che al di sopra di un certo limite i tassi di interesse sono considerati illegali e il reato che può essere imputato al prestatore è quello di usura, che viene punito in modo abbastanza severo, con un periodo di reclusione che può andare dai 2 ai 10 anni e una multa di importo variabile tra i 5.000 e i 30.000 euro.
Come abbiamo visto, un buon indice di affidabilità di una piattaforma di social lending è la sua portata in termini di persone che la utilizzano e le recensioni (ovviamente positive) di questi ultimi; altri fattori da considerare sono il numero di anni di operatività della piattaforma e l’accuratezza nel tracciare i profili di rischio degli utenti.

I prestiti per cattivi pagatori da familiare e amici sono un’opzione praticabile?

Quando si è in una situazione di difficoltà per una spesa imprevista e non si è in possesso della necessaria liquidità, in genere una delle prime cose che vengono in mente è quella di farsi prestare la cifra necessaria da parenti o amici, soprattutto se si è classificati come cattivi pagatori e quindi si rientra in una categoria a cui i prestiti vengono concessi con maggiore difficoltà da banche, finanziarie e istituti di credito.
Quella del prestito da amici o familiari è però una strada praticabile? Cosa fare per essere in regola con la legge?
Quando la cifra da chiedere in prestito è di una certa consistenza, per tutelare tutte le parti in causa il consiglio è quello di stipulare un accordo scritto, possibilmente ricorrendo alla consulenza di un notaio o di un avvocato, in cui esplicitare l’importo della somma versata, il tasso di interesse applicato, la cadenza e l’importo delle rate, le modalità del rimborso e tutte le informazioni che possono essere rilevanti. Questo documento dovrà poi riportare le generalità delle persone coinvolte, la data in cui è stato stipulato, i dati relativi al prestito e le firme di tutte le parti in causa. Il documento, per essere considerato valido, dovrà poi essere registrato.
Per essere totalmente in regola anche con l’Agenzia delle Entrate, infine, il passaggio di denaro dal creditore al debitore dovrebbe essere tracciabile e quindi essere eseguito tramite bonifico o per mezzo di un assegno.

Esistono i prestiti cambializzati di Poste Italiane?

La risposta a questa domanda sui prestiti a cattivi pagatori è semplice: Poste Italiane non prevede questo tipo di finanziamento, né per i cattivi pagatori né per chi non ha mai avuto problemi nel rimborso di prestiti precedenti. Ci sono tuttavia altri tipi di prestiti di Poste Italiane, tra i quali alcuni a cui possono accedere anche i cattivi pagatori.

Esistono prestiti per cattivi pagatori di Poste Italiane? Quali sono?

Quali sono quindi le opzioni che Posta Italiane mette a disposizione anche ai cattivi pagatori e in generale a chi si trova in difficoltà nell’accedere al credito? Pur non essendo pensata in maniera specifica per questa categoria di clienti segnalati nelle liste nere delle banche dati del Crif, il prestito con cessione del quinto di Poste Italiane, chiamato Quinto Bancoposta, è una delle opzioni migliori.
Questo tipo di prestito personale può essere richiesto da tutti i dipendenti pubblici e statali, dagli appartenenti alle Forze Armate e da tutti i pensionati Inps. Rientra nella categoria dei prestiti personali garantiti in quanto le rate di rimborso del prestito vengono trattenute direttamente dallo stipendio o dalla pensione di chi ne fa richiesta, con il benestare del datore di lavoro.

Una volta deliberata la concessione di questo prestito, l’intero l’importo richiesto viene viene accreditato sul conto corrente BancoPosta del richiedente se ne è titolare; in caso contrario l’importo totale del credito viene messo a disposizione tramite bonifico bancario o assegno vidimato non trasferibile intestato al titolare del prestito. Non c’è quindi l’obbligo di aprire un conto BancoPosta e nemmeno un semplice conto corrente bancario: nel caso in cui l’intestatario ne risultasse sprovvisto è possibile erogare la somma per mezzo, appunto, di un assegno vidimato non trasferibile.
E’ però obbligatorio stipulare una polizza assicurativa che copra il rischio vita e, per quanto riguarda i dipendenti, anche quello della perdita del lavoro.

Quinto Bancoposta, qual è l’importo massimo che è possibile ottenere?

L’importo massimo finanziabile con il prestito con cessione del quinto di Poste Italiane varia in base all’importo del reddito mensile di chi ne fa richiesta: il suo nome deriva appunto dal fatto che l’importo della rata non può essere superiore ad un quinto dello stipendio netto o della pensione di chi ne fa richiesta.
L’Importo Totale Dovuto, chiamato anche Montante, non può comunque superare i 70 mila euro nel caso dei pensionati e i 150 mila euro per quanto riguarda i dipendenti, importo cumulato però tra cessione del quinto e delegazione di pagamento, suddiviso tra un montante massimo per la cessione del quinto di 75 mila euro e uno per la delegazione di pagamento di ulteriori 75 mila euro.

Esistono prestiti veloci per cattivi pagatori?

Cosa fare quando si ha bisogno urgentemente di una somma di denaro, ad esempio per far fronte ad una spesa imprevista, e si è classificati come cattivi pagatori? E’ possibile accedere ad un prestito urgente per cattivi pagatori?

In generale quella del prestito veloce è una formula pensata per venire incontro a chi ha bisogno di avere a disposizione una piccola somma di denaro (si parla di solito di meno di 5.000 euro) in tempi abbastanza brevi, circa 48 ore a partire dal momento di presentazione della domanda.

Questo può essere possibile grazie ad un’istruttoria semplificata; è facile capire che nel caso in cui si risulti cattivi pagatori questo iter risulta molto meno facile e rapido. Non è tuttavia del tutto impossibile accedere a questo tipo di prestito: i tempi, in ogni caso, sono un po’ più lunghi perché la banca o comunque l’istituto a cui è stato richiesto il prestito deve avere il tempo di valutare attentamente la situazione economica e reddituale del richiedente e di conseguenza il livello di rischio dell’intera operazione per la banca. Si tratta in ogni caso di importi di entità ridotta, in genere inferiori ai 5.000 euro.

Quando viene concesso questo tipo di prestito, ai cattivi pagatori ma non solo, viene fatta sottoscrivere una polizza di assicurazione che tutela entrambe le parti in caso di perdita del lavoro del debitore, di infortuni che riducono la capacità di lavorare e di morte.

Come richiedere un prestito urgente per cattivi pagatori?

I prestiti veloci per cattivi pagatori si possono richiedere sia online sia presso banche tradizionali e istituti di credito. Per richiedere un prestito veloce, soprattutto se la pratica viene svolta online, è necessario fornire, oltre alle proprie generalità e all’importo di cui si necessita, anche informazioni che riguardano il proprio lavoro e il reddito, allegando alla domanda la copia di un documento di identità, del codice fiscale e di un certificato che attesti il reddito mensile.

Prestiti veloci per cattivi pagatori autonomi, un’opzione possibile?

Se oltre ad essere classificati come cattivi pagatori si risulta anche come lavoratori autonomi, nel caso in cui si abbia bisogno di un prestito le cose si complicano ulteriormente. Chi lavora in proprio, infatti, non ha una busta paga che possa servire come garanzia né un’entrata fissa mensile su cui poter contare. Questo, unito al fatto di avere avuto problemi nel rimborsare finanziamenti precedenti, rende la situazione molto complicata. Esistono tuttavia finanziarie che erogano prestiti veloci a cattivi pagatori autonomi e quindi anche in questo caso non è impossibile ottenere la concessione del prestito.
In questo caso, alla solita documentazione deve essere aggiunta anche una copia del modello Unico relativa all’anno fiscale precedente e tutte le informazioni che possono risultare importanti per valutare al meglio la capacità creditizia del richiedente.

Come ridurre i tempi di erogazione di un prestito?

La maggior parte del tempo che la banca o la finanziaria si prende per decidere se concedere un prestito viene dedicato alla burocrazia procedurale, che nel caso dei prestiti immediati online viene però sensibilmente ridotta. In questi casi si può conoscere l’esito della fattibilità della richiesta nel giro di poche ore; a questo punto, per ridurre ulteriormente i tempi, è necessario inviare con la massima velocità tutta la documentazione richiesta in modo da poter accedere all’istruttoria e finalmente all’erogazione del prestito.

I cattivi pagatori possono avere la carta di credito?

Cominciamo con il dire che nulla vieta ai cattivi pagatori di ottenere o di mantenere attivo un conto corrente. Non ci sono invece regola riguardo alla possibilità per questo tipo di cliente di avere una carta di credito; questa decisione viene presa caso per caso da ogni singola banca.
C’è da dire che nella maggior parte dei casi, però, questa possibilità viene rifiutata proprio a causa del passato finanziario non proprio impeccabile del cattivo pagatore o del protestato. La carta di credito, infatti, rappresenta una sorta di prestito a breve termine concesso dalla banca stessa: le spese effettuate con questo mezzo non vengono addebitate subito sul conto corrente del titolare, ma il mese successivo ed è la banca che anticipa la somma necessaria.

 Perchè un cattivo pagatore possa ottenere una carta di credito, quindi, è spesso necessario attendere che il suo nominativo venga cancellato dalle “liste nere” del Sic, ovviamente dopo essersi messo in regola con il pagamento di tutte le rate di rimborso saltate. 

Ci sono rari casi, tuttavia, in cui la carta di credito viene concessa anche a cattivi pagatori e protestati, ma solo nel caso in cui il cliente presenti un soggetto disposto a fare da garante per il plafond della tessera oppure sia disposto a garantire questa cifra con un oggetto dato in pegno.

Per quanto riguarda invece le carte prepagate, di solito non ci sono problemi e vengono concesse anche a questa tipologia di clienti: queste carte, prima di effettuare pagamenti e acquisti, devono infatti essere ricaricate e non rappresentano quindi alcun rischio per l’istituto di credito.
La carta prepagata, pur non avendo tutte le funzioni di una carta di credito, rappresenta una buona soluzione perché consente di effettuare acquisti online e nei negozi fisici senza bisogno di portare con sé contanti.

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